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Vi racconto un matrimonioNote di vino nella cornice ottocentesca della Tenuta La Chiusa di Rossella Celebrini Quando ho visto per la prima volta Valeria con indosso quell'abito bianco la mia fantasia ha cominciato a galoppare come un cavallo che vuole andare lontano. I suoi fluenti capelli neri adornavano un corpetto di raso, preziosamente ricamato, stretto fino al punto vita, dal quale partiva un'ampia gonna che ricordava quelle delle signore di metà ottocento, sostenute da crinoline e arricchite da pizzi, balze, ruches e plissé, ornamenti tipici della moda di quel tempo. Ho capito che, di lì a poco, avrei compiuto un viaggio nell'epoca dello Sturm und drang (letteralmente impeto e tempesta, nome del movimento culturale tedesco che ha partorito i più grandi capolavori della letteratura, della musica e dell'arte). Il mio sguardo e quello di Valeria, che mi appariva come un'eroina del romanticismo, si sono baciati ed entrambe, senza parlare, abbiamo cominciato a disegnare il bozzetto del Suo matrimonio con Filippo: io assorta a comporne la melodia, Lei che ne intonava il leit motif cantando una delle sue arie preferite, Je veux vivre di "Romeo e Giulietta" di Charles Gounoud.
L'ispirazione, in me sempre più vivida e illuminata, alimentava lo stile delle loro nozze che, come in una sfera di cristallo, stavano prendendo forma tra le mani della mia immaginazione. Non restava che coinvolgere Filippo, oggi suo marito, e cominciare, anche con il suo contributo, a scrivere l'opera integrale, strutturando puntualmente ogni sua parte. Valeria e Filippo sono l'emblema della coppia romantica perché il profumo del loro amarsi si odora da lontano. Lei, con un viso dai lineamenti dolci, è "arsa" dalla fiamma della lirica, Lui, con un modo di fare gentilmente ruspante, ama la natura e la sua campagna dove per diletto produce del buon vino e dove insieme, ogni giorno, vivono la loro passione d'amore.
Per questi motivi mi è venuto molto naturale scegliere come filo conduttore del loro matrimonio il connubio di Musica e Vino. La musica, con il suo pentagramma sul quale si rincorrono note musicali e segni di espressione, è stata protagonista indiscussa nei coni di riso, nelle bomboniere, nella torta di pan di spagna (che ricordava una grossa partitura sulla quale della glassa bronzea armonizzava un'aria per soprano, rifinita da rose di zucchero) e nel tableau (realizzato con vecchi spartiti per pianoforte sul quale i nomi dei tavoli si ispiravano alle più famose opere liriche dell'Ottocento). Il vino è stato rappresentato invece da una particolare tonalità di rosso-bordeaux declinato, insieme al bianco (reso dalla nebbiolina o velo di sposa), nei tessuti, nei nastri, nelle candele e nelle rose che hanno costituito il decoro floreale della Chiesa (quella di San Giacomo Maggiore a Porto Azzurro, edificata intorno alla metà del 1600 all'epoca del dominio spagnolo), del buffet dell'aperitivo, dell'apparecchiatura della tavola e della confettata.
Dulcis in fundo, avrei dovuto individuare uno scenario che fosse un degno palcoscenico per la messa in scena del loro amore e che rappresentasse le reciproche passioni, per "fissare per sempre nella pellicola" il ricordo di quel giorno di altri tempi. Ho subito pensato ad un percorso sognante, immerso in un paesaggio ricco del fascino della storia e dei colori di una natura esuberante: 20 ettari di terreno, da diversi secoli affollati silenziosamente da filari di viti e distese di olivi i quali, insieme ad altri profumi e colori, sono racchiusi tra le mura di cinta della Tenuta La Chiusa, risalente al 1700. Questo angolo di paradiso (affacciato sul golfo di Portoferraio con la casa colonica, la cappella gentilizia, il giardino antico, la villa padronale a doppia scalinata e l'antica cantina) ancora oggi, conserva l'atmosfera suggestiva del paesaggio incantevole su cui si affaccia. Qui, Valeria e Filippo, hanno coronato il loro sogno d'amore dal sapore antico, quello caratterizzati da feste, balli sfarzosi e pranzi di gala, soggiorni nelle residenze aristocratiche fuori dalle città, dove le signore passeggiavano con gli ombrellini per ripararsi dal sole e i gentiluomini indossavano il tight, il cilindro e camminavano con il bastone.
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